Questa storia ha inizio in un piccolo centro dell’agrigentino, in quella porzione di territorio abbastanza vicina al mare da vedere ad occhio nudo il limite dell’orizzonte e allo stesso tempo svettante sull’altopiano da sembrare sospeso fra le nuvole e le stelle.
L’elemento siderale, insieme alla fascinazione mitologica ne ha, del resto, determinato l’unicità, rendendolo luogo carico di immaginifica plasticità.
Un giorno Lorenzo disse al padre: non voglio fare più il pastore. Papà, da domani farò lo scultore!
Forse fu il tono di voce perentorio, forse lo sguardo fiero di chi sa quel che fa, ma da quel giorno la vita di Lorenzo cambiò; e un ruolo fondamentale deve aver avuto il padre che volle assecondare non il capriccio di un figlio da redimere, ma rendere il giusto merito alla sua esplosiva creatività.
Lui è Lorenzo Reina, classe 1960, in territorio agrigentino, dove è nato e cresciuto,
E’ molto noto e apprezzato e la sua arte si è pian piano palesata fino a quando il sogno di una vita, lo stimolo che ogni giorno la faceva alzare prima del canto del gallo, è diventato realtà.
Terrazza sul mare
Questo è l’inizio di un’avventura che ha portato Lorenzo, il pastore di Santo Stefano Quisquina, a diventare un personaggio unico nel panorama dei Monti Sicani.
A 1000 metri sul livello del mare, su una scenografica terrazza che si affaccia su quel mare africano di pirandelliana memoria, Lorenzo e il padre pastore, hanno ricreato una galassia in terra, integrando la natura pastorale dei luoghi, alla mitologia greca e all’astronomia.
Quella che era una vecchia mannara si è trasformata nell’arco di trentanni in qualcosa di unico che racchiude una fattoria didattica, un teatro all’aperto e una galleria di sculture en-plein-air.
La sapienza nel coltivare la terra e l’arte casearia nel produrre formaggi, sono ancora il forcipe dall’economia produttiva di questa piccola realtà aziendale, ma la marcia in più è lui, Lorenzo.
La fattoria di Casale Reina
Lorenzo si è dedicato alla scultura fin dall’adolescenza, e il teatro di Andromeda è il frutto di un lavoro trentennale che lo ha portato a conoscere le espressioni dell’arte più disparate. Così quella che era una fattoria, si è pia piano trasformata in un laboratorio di idee, un’incubatrice di sogni che si sono realizzati con costanza, passione e dedizione.
Lorenzo vi accoglie nel suo casale con il suo abbigliamento da pastore, un lungo mantello nero col cappuccio e un bastone di legno, ovviamente intagliato dalle sue sapienti mani.
Vi descriverà il posto, come è nato e perché lo ha fortemente voluto.
Attraverso un sentiero fra alberi di frutta e viti, vi guiderà nella sua azienda al cui interno ci sono: un’aula didattica, un’ampia sala con un accogliente camino, un casetta per il forno a legna e la cucina economica, più vari ambienti funzionali alla fattoria.
Il lavoro qui non manca e tutto il progetto di Lorenzo in realtà è un work in progress continuo, vengono di volta in volta aggiunti spazi, sculture e nuove idee brulicano nella fervida mente dell’ingegnoso padrone di casa.
Dal materiale scultoreo alla materia scolpita
La materia da scolpire non manca alla Rocca Reina, e molti artisti locali come Salvatore Rizzuti, Giuseppe Agnello e lo stesso Lorenzo hanno lasciato tracce delle loro opere.
Una per tutte è la suggestiva Grande Madre di Rizzuti, una figura dalla testa velata con corpo formoso a ricordo delle dee-madri preistoriche, simbolo di una religiosità archetipica, più antica degli stessi dei greci.
Un’altra notevole installazione è l’Icaro Morente di Giuseppe Agnello.
Presente dentro il teatro di Andromeda, rappresenta il personaggio mitico nell’atto in cui precipita al suolo con le ali ormai sfibrate dal sole. È posizionata in maniera tale da accogliere gli ultimi raggi di luce sul suo corpo morente, tragica metafora della sorte umana.
La suggestione che il teatro di Andromeda sprigiona è tale da richiamare artisti da ogni luogo per realizzare performance, set fotografici, documentari o mostre, dato che la funzione principale del teatro è quella di essere contenitore di esperienze artistiche a 360 gradi.
Andromeda: mito e costellazione
Ma chi è Andromeda, perché intitolare un teatro a un personaggio mitologico? Bellissima figlia di Cassiopea, superba regina d’Etiopia.
Fu la sola a dover scontare la punizione inflitta per mano di Poseidone, dio del mare, dalle Nereidi, accecate di rancore per l’oltraggio ricevuto da Cassiopea, rea di sentirsi più bella di loro.
E così la povera Andromeda fu legata alle coste rocciose d’Etiopia dallo stesso padre Cefeo, in balia di un mostro marino, per essere poi fortunosamente salvata dall’eroe Perseo, il quale pietrificò la belva mostrandogli la testa di Medusa.
Il mito echeggia nelle costellazioni di Andromeda e Cassiopea. Fin dai tempi più remoti la fervida immaginazione dell’uomo identificò negli allineamenti o gruppi di stelle personaggi e creature del mito.
E il teatro di Lorenzo è un omaggio ad Andromeda mito e costellazione. I 108 sedili della cavea ellittica, come l’ellissi che compie la terra attorno al sole, sono le stelle della costellazione ma anche le pecore che una volta erano custodite in quella che era mannara, un ovile.
Si attraversa il dromos d’accesso al teatro e si varca la porta basculante in bronzo.
Davanti a voi si apre l’orizzonte. La cavea/mannara, si apre a Sud in leggera pendenza digradante verso il cerchio magico, il luogo delle esibizioni a ridosso della scarpata.
Davanti a noi uno scenario di incomparabile bellezza: il Mar Mediterraneo. Fa da cornice a questo quadro della natura un monumentale Trilite in pietra che culmina con un gong in ottone, posto come punto di congiunzione e sostituzione della chiave di volta, a suggerire l’Om, l’inizio e la fine della Creazione.
Solstizio al Teatro Andromeda
Perché tutto questo possa prendere vita e diventare un’esperienza scolpita nella memoria, bisogna visitare questo luogo in particolari momenti dell’anno. Qui si festeggiano il solstizio d’estate e d’inverno.
Dalla bocca spalancata dell’Imago, una scultura che rappresenta l’inconscio, i raggi del sole fanno capolino inondando di luce il cerchio della cavea. In quel preciso istante Lorenzo entra nel cerchio magico e inizia la danza della luce lanciando i cristalli di gesso in aria e creando un fantasmagorico balenio di luce.
Ogni pietra all’interno del teatro di Andromeda non è posta in maniera casuale.
Ogni scultura ha un suo significato metaforico e metafisico, ogni cristallo di gesso riflette la luce solare, quel rossastro bagliore dei raggi solari al tramonto rimbalzano agli occhi in un caleidoscopico turbinio.
La luce in questo posto a 1000 metri sul livello del mare ha una importanza considerevole, l’aria tersa e rarefatta nelle fredde giornate invernali rende orizzonte così limpido da riuscire a scorgere in lontananza l’isola di Pantelleria.
Segnate in agenda questo appuntamento. Lorenzo Reina ha creato un sito e una pagina facebook che tiene costantemente aggiornati per promuovere gli eventi che periodicamente organizza nello spettacolare teatro di Andromeda affacciato sull’infinito!
Volevo sapere se per visitare il teatro Andromeda si deve prenotare e quali sono gli orari e i giorni aperti