Abbarbicato ma non troppo sul monte Pisciacane, una modesta altura fra i comuni di Delia e Sommatino, in territorio di Caltanissetta, nella zona rurale del Capoluogo, di cui è frazione, Borgo Santa Rita spicca fa le dolci colline delle terre nissene. Una chiesa dalla facciata rosa da cui si staglia un aguzzo campanile visibile da buona parte del circondario, poche case, pochissimi abitanti, quattro famiglie di agricoltori, allevatori e pastori.
Cani, gatti e galline. Qui regna la tranquillità. Unico rumore “molesto” è la trebbia che spigola il grano in primavera inoltrata, o l’abbaiare dei cani all’arrivo di una jeep, solitamente avventori del forno di Maurizio Spinello.
Si perché in un borgo di 10 persone in tutto, vive e lavora un giovane panificatore che ormai da diversi anni produce nel suo forno a legna, un pane a lievitazione naturale e diversi prodotti da forno. Oggi richiamo per molti “gastronauti” perché usa solo farine di grani antichi siciliani come la maiorca, la farina di grano tenero usata dalle nostre nonne; il russello e la timilia che sono qualità di grani duri nostrani, moliti a pietra.
La storia
Il borgo vero e proprio, un gruppo di case che oggi risultano aggregate, accostate, giustapposte, senza apparente pianificazione, nasce nel 1895, per volontà della famiglia dei Baroni La Lomia di Canicattì, con criteri dettati dai bisogni immediati degli agricoltori. Il borgo, edificato fra i feudi Pisciacane e Draffù, fu dedicato a Rita Bordonaro La Lomia, moglie del Barone, che, per sua volontà, fece costruire la chiesa consacrata a Santa Rita e che dà nome alla borgata.
Questo lembo di feudo, fino agli anni ‘70, come in molte altre realtà rurali della Sicilia, aveva una scuola con una maestra che accudiva alunni e animali, dato che dormiva nell’edificio adibito a scuola e stalla. Erano decine le scuole rurali disseminate nel territorio, tenute in piedi dall’abnegazione degli insegnanti e dall’impegno dei residenti. La chiesa che invece domina il borgo, sulla sommità di una scalinata, a ridosso di quella che era la residenza baronale, il cosiddetto palazzotto La Lomia, era luogo di aggregazione per le famiglie del circondario.
La micro-filiera del grano
La campagna siciliana feconda e produttiva, in questa parte dell’isola si manifesta in tutto il suo silenzio laborioso. In questo territorio ricco di biodiversità e in particolare di varietà di frumenti antichi, da un decennio a questa parte, è iniziata la riqualificazione di un settore agroalimentare che rischiava di perire sotto l’egemonia del profitto. E’ nato così un progetto che coniuga la dimensione tecnico-scientifica legata ai saperi del grano a quella storico-antropologica della memoria, molto viva nel Borgo Santa Rita.
Il palazzo baronale La Lomia magistralmente restaurato, ospita all’interno delle sue sale, il micro-museo immateriale del grano e del pane, inaugurato nel maggio del 2016.
Il piccolo museo, attualmente in fase di ampliamento utilizza tecnologie di nuova generazione, come video web e istallazioni multimediali, la voce narrante della Baronessa Rita Bordonaro-La Lomia ci accompagna in questo viaggio virtuale attraverso informazioni messe in scena su pannelli interattivi.
Filo conduttore è la memoria, la conoscenza e l’interazione dei saperi. Un progetto ben fatto e ambizioso, nato dal genio industrioso di un gruppo di donne, costituitesi nell’associazione culturale santarita, e portato a termine da giovani designer siciliani formatisi alla scuola di Design dell’Università di Palermo.
Slow tourism al Borgo
Agli inizi del 2000 quando i tempi non erano ancora maturi, il sogno di poter riqualificare l’antico borgo per renderlo meta di slow turism di qualità, sembrò arenarsi. Poi pian piano, grazie ai finanziamenti del Piano di Sviluppo Rurale Sicilia 2007/2013, e all’impegno e alla tenacia di questo team di giovani pluriqualificati, quell’entusiasmo si è concretizzato.
Traino e collante di questo movimento imprenditoriale è il panificatore Maurizio Spinello che dal 1999 produce una eccellenza gastronomica, il pane fatto di farine biologiche, impastato a mano e lievitato solo con pasta madre con il quale rifornisce rivenditori e mercati di tutta l’isola. Dentro il grande forno di 140 mq, alimentato esclusivamente a legno di ulivo e mandorlo, ricavato da quella che una volta era la stalla del padre, ogni giorno all’alba, Maurizio e i suoi giovani collaboratori preparano un prodotto naturale e a km zero. Uguale a come era cento anni fa.
Siamo sulla buona strada per rilanciare il borgo e farlo diventare una tappa di quel nuovo fenomeno turistico chiamato ospitalità diffusa e turismo esperienziale, che fa vivere agli ospiti una giornata in a tipical rural sicilian style.
Patrimonio cerealicolo. Bene immateriale da preservare.
Se è vero che le farine non sono tutte uguali e che c’è pane e Pane, nella nostra terra vestita di luce quasi tutto l’anno – il granaio di Roma dai tempi dell’istituzione della Provincia di Sicilia – le varietà di grani sono così tante e così ricche di proprietà nutrizionali che sarebbe un delitto relegarle all’ultimo posto della nostra dieta quotidiana, come vuole la moda di oggi. Il nostro patrimonio cerealicolo conta infatti ben 33 famiglie più le derivate; di queste 6 sono grani teneri, mentre i restanti 27 sono grani duri: Biancolilla Bidì, Perciasacchi, Russello Timilia, sono quelli balzati agli onori delle cronache, i nostri “Grani Antichi”, quelli dei nostri antenati con i quali ci siamo nutriti per millenni.
Il pane e la pasta ottenuti da queste farine hanno proprietà nutrizionali e organolettiche uniche, fanno bene alla salute perché il loro glutine non è stato alterato, non sono raffinate, hanno un alto contenuto proteico e sono molto digeribili.
Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina il tuo cibo
Ippocrate di Cos
Il ritorno all’antico
Oggi, molti coltivatori si stanno unendo per tornare a coltivare grani antichi seguendo un tipo di coltura priva di concimi che non necessità di diserbo. E i mulini stanno tornado alla molitura a pietra per produrre farine più grezze al tatto ma di alta qualità. Segnali di innovazione sul solco della tradizione e dell’identità culturale.
Che la rinascita possa iniziare da un piccolo borgo semi-abbandonato. Ci piace immaginarlo così, questo villaggio, lontano dal frastuono delle macchine e dalle luci della città. Nelle sere tardo primaverili ed estive, quando il suono delle cicale ci ricorda il grano appena mietuto, il piccolo borgo si anima, i panni sono stesi ad asciugare al caldo sole isolano, dal forno a legna arrivano profumi evocativi, finalmente arrivano uomini, donne e bambini, portatori sani di semplicità e gioia!
le meilleur pain du monde !!!!!!!!