“Urbem Syracusas maximam esse Graecarum, pulcherrimam omnium saepe audistis. Est, iudices, ita ut dicitur..”
“Avete spesso sentito dire che Siracusa è la più grande città greca, e la più bella di tutte. Signori giudici, è proprio come dicono…”
(Marco Tullio Cicerone, In Verrem)
Ubicata nel Sud – Est della Sicilia, la provincia di Siracusa confina con le province di Catania e Ragusa. Le sue coste sono bagnate dal Mar Ionio.
Proclamata da Cicerone come la “più grande e la più bella di tutte le città greche”, Siracusa fu fondata nel 734 a.C.
Nel V sec. a.C. divenne la capitale della Magna Grecia rivaleggiando prima con Atene e dopo con Roma. Anche Siracusa, come la gran parte delle città della Sicilia orientale, fu distrutta dal terremoto del 1693 e la sua ricostruzione la portò a diventare una delle perle del Barocco siciliano.
La potente polis
Quando i coloni greci, provenienti da Corinto, a bordo delle loro triremi giunsero nelle sponde orientali della Trinacria, il loro comandante Archia decise di gettare l’àncora in una baia dal mare calmo e trasparente, attratti dal paesaggio che a loro doveva ricordare la loro lontana patria. Si era nell’anno 834 a. C. e quegli uomini fondarono nell’isola di Ortigia il primo nucleo della città la cui potenza e grandezza fu così determinante da condizionare la storia della Sicilia per i secoli a seguire.
Nasceva Siracusa, dal nome della vicina palude Syraka, potente Polis della Sicilia greca, che, a settant’anni dalla fondazione, crebbe economicamente e politicamente in misura tale da allontanare le popolazioni locali insediatesi già dall’età del Bronzo a vantaggio di una serie di piccoli centri a controllo dell’area interna.
La storia di Siracusa ha radici profonde. È dal 2005 che l’UNESCO ha inserito Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica, a poche decine di chilometri dal centro, nella lista dei patrimoni dell’umanità. Nelle motivazioni del report, si legge: “L’evidente stratificazione culturale, architettonica e artistica nel complesso di Siracusa/Pantalica è una eccezionale testimonianza della storia e della diversità culturale in oltre tre millenni dal periodo greco al barocco”. Senza tralasciare l’era Preistorica e il fatto che Siracusa vanta una delle aree archeologiche più vaste dell’area mediterranea.
La Pentàpoli siracusana
Siracusa moderna sorge sopra l’antica polis greca, che era suddivisa in cinque quartieri. Oltre al nucleo più antico di Ortigia, che con il tiranno Dionisio I, divenne un’isola-fortezza, oggi collegata alla terraferma da due cavalcavia, la pentàpoli narrata da Cicerone era formata da Akradina e Tyche, a carattere residenziale, Neapoli ricca di edifici monumentali ed Epipoli la zona più alta con funzione di difesa.
Qualsiasi visita alla città di Siracusa non può iniziare senza partire dalle testimonianze di epoca classica realizzati nel periodo di maggiore ricchezza fra il VI-V sec. avanti Cristo e l’età imperiale romana.
I più imponenti si trovano all’interno del Parco Archeologico della Neapoli: il più vasto teatro greco fuori dalla Grecia, dove ancora oggi vengono messe in scena le rappresentazioni degli autori classici come Eschilo, Sofocle ed Euripide; l’anfiteatro romano; la possente ara di Ierone II e la Latomia del Paradiso con l’Orecchio di Dionisio.
La storia vuole che sia stato Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, a dare questo appellativo alla grotta artificiale per via della forma dell’ingresso che ricorda il condotto uditivo dell’orecchio umano. Caravaggio immaginò che fosse stato il tiranno Dionisio a utilizzare la latomia come carcere e che dall’alto potesse origliare quanto dicessero i prigionieri rinchiusi.
Ortigia
Il cuore pulsante di tutta la città è l’isola di Ortigia, nucleo più antico della città. Dedicata ad Artemide, dea della caccia e dei boschi, si presenta come un incantevole scrigno di tesori quali templi, castelli, antiche dimore aristocratiche e chiese barocche che ne determinano il fascino.
È proprio qui che si apprezza la magnificenza della città.
Senza soluzione di continuità, si sono succedute nei secoli tutte le fasi della storia urbanistica ed umana che ha interessato la Sicilia fin dai primi insediamenti protostorici. E così troviamo resti di età greca, bizantina, normanna, sveva, aragonese, rinascimentale e barocca.
Entrando in Ortigia colpiscono le imponenti rovine del tempio di Apollo, il più antico edificio dorico della Sicilia, del VI sec. a C. Fu trasformato nei secoli in chiesa bizantina, moschea, poi chiesa normanna e infine caserma spagnola.
Una sorte in parte simile al tempio di Atena le cui colonne doriche furono inglobate prima nella chiesa normanna e poi nel Duomo barocco, cornice e insieme scenografia di una delle piazze più spettacolari d’Italia per via del colore della pietra bianca che abbaglia e per la presenza di palazzi nobiliari che vi si affacciano, come Palazzo Vermexio, Palazzo Chiaramonte, il Palazzo Arcivescovile, Palazzo Beneventano e come quinta di un palcoscenico, la chiesa di Santa Lucia alla Badia.
Anche per Siracusa, come tutte le altre città della Sicilia sud-orientale, il 1693 fu un anno catastrofico, per via del devastante terremoto che distrusse il Val di Noto; e così molti edifici, furono interamente ricostruiti.
La chiesa di Santa Lucia alla Badia fu completamente rifatta in stile barocco. Oggi al suo interno è custodito uno dei capolavori dell’arte italiana: la deposizione di Santa Lucia del Caravaggio.
La tela alta 4 m e larga 3 m fu in realtà pensata per un’altra chiesa dedicata al culto della santa, Santa Lucia al Sepolcro, al di fuori di Ortigia, nei pressi delle Catacombe intitolate all’omonima santa, disseminate lungo quello che fu il perimetro esterno delle antiche mura.
La santa della luce: Lucia di Siracusa
Le Catacombe Siracusane, non sono altro che necropoli sotterranee scavate nelle balze di calcarenite che delimitano l’area dell’Acradina. Un’intricatissima serie di gallerie costituiscono le catacombe di Vigna Cassia, Santa Lucia, San Giovanni e Santa Maria di Gesù, per importanza seconde solo a Roma.
Spoliate nel corso dei secoli, oggi sono visitabili e testimoniano il processo di cristianizzazione che coinvolse la città per circa tre secoli in piena epoca tardo-antica e paleocristiana. Santa Lucia, vergine e martire, visse qualche decennio prima di Agata, altra giovane martire che subì un atroce martirio per non aver assecondato le avances di un centurione romano. Siamo nel III sec. dopo Cristo e solo qualche anno dopo, nel 313, Costantino emanerà il famoso editto col quale liberalizzava ogni forma di culto.
Santa Lucia, santa della luce, è il risultato di un processo di assimilazione di una divinità pagana e non a caso il giorno in cui viene celebrata cade il 13 dicembre, che per tradizione è il giorno più corto dell’anno, a partire dal quale le ore di luce aumentano a scapito delle tenebre.
Aretusa e Alfeo
Giace de la Sicania al golfo avanti
un’isoletta che a Plemmirio ondoso
è posta incontro, e dagli antichi è detta
per nome Ortigia.
A quest’isola è fama
che per vie sotto al mare il greco Alfeo
vien da Dòride intatto, infin d’Arcadia
per bocca d’Aretusa a mescolarsi
con l’onde di Sicilia.
(Virgilio, Eneide, libro III-1095)
La storia leggendaria di Aretusa
Ma a Siracusa è legata un’altra fanciulla, la cui storia leggendaria lega il suo nome a quella dei suoi attuali abitanti: gli Aretusei.
Aretusa, la mitica fonte che sgorga nel cuore di Ortigia, era una ninfa del circolo di Artemide, dea della caccia alla quale le sue adepte facevano voto di castità. Di Aretusa si invaghì follemente il giovane Alfeo; allora la dea, per aiutarla, la trasformò in fonte zampillante; Alfeo diventò fiume e dalla Grecia la raggiunse affiorando presso la riva occidentale di Ortigia. La leggenda, che traduce il legame etnico fra Siracusa e la madrepatria, fu raccontata da Pindaro e da Virgilio e il luogo dove scaturiva la fonte zampillante ha esercitato nei secoli grande suggestione fra i viaggiatori e gli scrittori che hanno visitato la città. Oggi su quella fonte vegeta ancora il papiro.
Archimede, il Leonardo di età ellenistica
Una città così importante non poteva che gareggiare in bellezza con la rivale storica Atene, e fra i suoi figli illustri spicca lo scienziato e l’inventore più eclettico dell’occidente greco: Archimede. Visse sotto il re Gerone e alla sua genialità dobbiamo la scoperta del principio che porta il suo nome, il calcolo decimale del valore del pi greco, la pompa per sollevare l’acqua, gli specchi ustori, il principio del sollevamento della leva e tante altre scoperte nel campo della matematica e della fisica. Morì durante l’assedio romano di Siracusa nel 212 a. C. per mano di un soldato di Marcello, troppo impaziente per aspettare che l’anziano scienziato finisse l’esperimento al quale studiava.
Fra balze tufacee, mare cristallino ed echi di antiche leggende
Il paesaggio che circonda Siracusa è ricco di storia, leggenda e tradizioni, una terra dominata dalla natura dove le innumerevoli evidenze archeologiche testimoniano la presenza dell’uomo fin dalla remota preistoria. Ogni pietra racconta un evento, dal tragico scontro fra siracusani e ateniesi durante la Guerra del Peloponneso nel V sec. a. C., allo sbarco degli alleati nel XX secolo d. C.
Siracusa e dintorni vuol dire anche mare: dall’isola di Ortigia alla zona di Noto ci sono splendide spiagge tutte da scoprire.
La trasparenza delle acque ha fatto si che la zona a sud della città sia protetta da una riserva naturale; qui antiche leggende di pescatori tramandano la storia di Pillirina, la giovane abbandonata dal suo amante che attese per giorni in una grotta marina presso punta Murra di Porco, finché decise di annegare nelle acque dello Ionio. Ancora oggi nella grotta della Pillirina, nelle notti di luna piena, i marinai giurano di vederla.