Enna, tra le nuvole
Ombelico della Sicilia
“….In Sicilia, apud Hennae stagnum erat et prata amoena aquas circumdabant. Olim huc Proserpina, quae Demetrae filia erat, cum amicis suis venit, viola set candida lila carpebat et fiscellas implebat. Dominus inferorum puellam vidit et statim adamavit….”
…In Sicilia, ad Enna, vi era un lago e piacevoli prati circondavano le acque. Un giorno, Proserpina, che era la figlia di Demetra, venne qui con le sue amiche, e raccoglieva viole e candidi gigli riempiendo il cestino. Il Signore degli Inferi, vide la fanciulla e subito se ne innamorò…
(Rapimento di Proserpina)
Per la sua posizione era chiamata l’omphalos
Enna è il capoluogo di provincia più alto d’Italia ed è nota come “Ombelico di Sicilia” (l’omphalos per gli antichi Romani) per la sua posizione tale da essere situata nel cuore dell’Isola.
Le origini di Enna sembrano risalire al periodo Neolitico, al quale dovrebbe appartenere un villaggio, un tempio e una necropoli nei pressi del Lago di Pergusa.
Henna fu un centro sicano dove si sviluppò un culto similare a quello di Demetra (dea dei raccolti e delle messi, artefice del ciclo delle stagioni, della vita e della morte. Definita dal poeta Omero la “portatrice di stagioni”).
Diventata polis greca, nella Henna “alta” fu costruito il Santuario dedicato a Demetra (Cerere per i Romani), dea dei raccolti e delle messi. Ciò che ne rimane, ai giorni nostri, è la Rocca (che prende il nome dall’antico Santuario), divenuta sito archeologico di grande interesse, per la presenza dei resti dell’antico tempio, nonché sede di un Geoparco Mondiale riconosciuto dall’UNESCO.
Detta dai Romani “Urbs Inexpugnabilis”, perché difficilmente conquistabile, Henna diviene un ricco centro bizantino e poi arabo.
Testimoni del fiorente periodo romano sono i Mosaici di Villa Romana del Casale, a Piazza Armerina. L’edificio, di epoca tardo-romana, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1997 e custodisce un tesoro di inestimabile valore…una successione di rappresentazioni realizzate con milioni di tessere in marmo dai colori vivaci, uniche al mondo per l’incredibile stato di conservazione e per la bellezza delle raffigurazioni.
La loro realizzazione viene fatta risalire al 320-370 d.C. per opera di artisti nordafricani, già maestri dell’arte del mosaico.