Agrigento, patrimonio dell’UNESCO
Meraviglia in Primavera
“…Mai visto in tutta la mia vita uno splendore di primavera come stamattina al levar del sole… Dalla finestra vediamo il vasto e dolce pendio dell’antica città tutto a giardini e vigneti, sotto il folto verde s’indovina appena qualche traccia dei grandi e popolosi quartieri della città di un tempo.
Soltanto all’estremità meridionale di questo pendio verdeggiante e fiorito s’alza il tempio della Concordia, a oriente i pochi resti del Tempio di Giunone; ma dall’alto l’occhio non scorge le rovine di altri templi … corre invece a sud verso il mare.”
(J.W.Goethe , Viaggio in Italia 1787)
Tra le più importanti città della Magna Grecia
È così che lo scrittore tedesco J.W.Goethe descriveva la città di Girgenti in “Viaggio in Italia”, nel lontano 1787, ammirando con pieno entusiasmo l’incantata Valle dei Templi che si stanziava di fronte a lui.
Abitato sin dalla preistoria, come dimostrano numerose tracce, il territorio di Agrigento è destinato a diventare polis greca intorno al 580 a.C., quando alcuni coloni della vicina polis Gela (a sua volta fondata da coloni provenienti dalle isole di Creta e Rodi) fondarono la città di Akragas che divenne, in breve tempo, una delle più importanti città della Magna Grecia, in Sicilia seconda solo a Siracusa.
Durante il periodo greco, durato circa 370 anni, Akragas attraversa una fase di grande splendore e ricchezza divenendo la “più bella città dei mortali” , come la definì il grande poeta greco Pindaro. È proprio in questo periodo che viene datata la famosa Valle dei Templi, dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità e, ancora oggi, fonte di vanto e attrazione turistica della città.
Nonostante ciò, nel 406 a.C. i Cartaginesi, invasero la città annientandola quasi completamente. Con la seconda guerra punica, Akragas passò sotto il dominio dei Romani che, in breve tempo, ne mutarono il nome in Agrigentum. Decaduta sotto il dominio bizantino, la città di Agrigento fu facile preda dei musulmani dell’Africa, dai quali fu occupata nell’829, abbattuta, riedificata più in alto e ridotta a fortezza. Il nome si trasformò in quello di Kerkent e, infine, in Girgenti (nel 1130) rimastole fino al 1927, quando fu ripristinata la forma antica italianizzata di Agrigento.
La città “moderna” di Agrigento, quindi, occupa solo la parte più elevata, forse l’acropoli della greca Akragas (la quale si protendeva più verso il mare). La sua struttura urbana presenta e conserva i tratti, che le impressero i suoi riedificatori arabi, fra i più autentici e meglio conservati in Sicilia.
Culla di grandi scrittori (Pirandello, Sciascia e Cammilleri), la città di Agrigento, oltre ad offrire l’arte in diverse forme, tante quante sono state le civiltà che l’hanno abitata nei secoli, si trova a pochi chilometri dal Mar Mediterraneo, sul quale sorgono Porto Empedocle e Sciacca, entrambe perle della Provincia ricercate l’una per la bellezza del mare e l’altra per il suo particolare centro storico.
Agrigento ieri e oggi
“…Te prego, o splendida, più bella tra le città dei mortali”
Pitica XII Pindaro
“l’Akragas dei Greci, l’Agrigentum dei Romani, eran finiti nella Kerkent dei Musulmani, e il marchio degli arabi era rimasto indelebile negli animi e nei costumi della gente. Accidia taciturna, diffidenza ombrosa e gelosia… L’accidia, tanto di far bene quanto di far male, era radicata nella più profonda confidenza della sorte, nel concetto che nulla potesse avvenire, che vano sarebbe stato ogni sforzo per scuotere l’abbandono desolato, in cui giacevano non soltanto gli animi, ma anche tutte le cose”.
I vecchi e i giovani Luigi Pirandello
Personaggi celebri: Prima di diventare Agrigento, l’antica Akràgas, in età classica era un fiorente centro culturale: patria del filosofo pre-socratico Empedocle, profeta, taumaturgo, medico poeta, oratore caduto in disgrazia presso i suoi concittadini e morto in esilio (secondo una leggenda si gettò nel cratere dell’Etna per far credere, con la sua sparizione, di essere stato assunto tra gli dei).
Per i buoni rapporti istauratisi con altre colonie della Magna Grecia e della stessa Grecia, Akràgas fu frequentata dai poeti lirici Simonide e Pindaro. Quest’ultimo è l’unico tra i lirici greci di cui si possegga un considerevole numero di composizioni intere, destinate alle diverse feste panelleniche: Olimpiche, Pitiche, Istmiche, Nemee. Pindaro colse volentieri l’occasione di allontanarsi dal continente ellenico, recandosi in Sicilia, ospite di Terone.
In epoca romana, la città viene visitata da Cicerone alla ricerca di prove della rapacità e delle malversazioni del pro-console Verre e descritta da Virgilio nell’Eneide.
Dal medioevo fino ai nostri giorni, le vestigia, i molteplici panorami, la vegetazione, i colori e gli echi delle civiltà perdute hanno richiamato e ispirato filosofi, scrittori, poeti e paesaggisti lasciandoci emozioni che solo questi luoghi possono dare: da Ludovico Ariosto a Goethe, da Maupassant ad Alexandre Dumas, e ancora dai pittori Francesco Lojacono e Nicolas de Stael, agli scrittori Salvatore Quasimodo, e ultimo Luigi Pirandello che nacque nella vicina contrada Caos, a due passi dalla valle dei templi. L’intreccio tra Agrigento e la letteratura trova in particolare illustri esempi negli scrittori stranieri quali il francese Eugene Vidal e Anatole France, l’inglese Lawrence Durrell e il brasiliano Murilo Mendes; pare che siano stati colti da una insana passione per il Mediterraneo. Come dargli torto. Colpiti senza dubbio dagli elementi di una cultura matura e sicura di sé che aveva creato l’abbondanza, la bellezza, la pietà, la cultura e l’arte.
Luigi Pirandello, il drammaturgo vincitore del Nobel per la Letteratura nel 1934, è legato alla città dei Templi da un vincolo indissolubile, per dirla con le parole di un altro illustre conterraneo, Leonardo Sciascia, la sua “Girgenti era quella della sua infanzia, con personaggi che l’amore di sé, parossistico, ipertrofico, spingeva ai confini della follia:
(…) intenti a difendere ossessivamente il loro apparire dal loro essere, di fronte agli altri e a volte di fronte a se stessi – o improvvisamente vocati a sciogliersi dalle apparenze, ad eleggersi «uomini soli», «creature» nel flusso della vita.
Personaggi in cerca d’autore”