Tra le cose che ben rappresentano la storia e la tradizione della cultura siciliana vi è indiscutibilmente il Carretto Siciliano. Realizzato un tempo per meglio muoversi tra le impervie strade sicule, oggi è considerato, con le sue infinite e sgargianti decorazioni, una vera e propria opera d’arte.
Il sistema viario, questo sconosciuto
La nascita del Carretto Siciliano non è antichissima ed è strettamente correlata all’evoluzione del sistema viario dell’isola. Se pensiamo che ancora oggi la situazione è difficile, figuriamoci tra la fine del settecento e i primi dell’ottocento.
All’epoca, si sapeva quando si partiva ma non quando si arrivava. Le strade erano più che altro dei sentieri in cui al massimo passavano i muli, non certo dei carri.
Lo stesso Giuseppe Pitrè, scrittore palermitano dell’ottocento, studioso di folklore e tradizione, descriveva il viaggio del siciliano come un’odissea. Narrava che prima di partire, si era soliti confessarsi, prendere la comunione e fare testamento.
La quasi totale assenza di strade però penalizza l’economia dell’isola sempre più esclusa dalla possibilità di intrattenere rapporti commerciali col resto del continente. Si comincia a capire che per dare maggiore impulso all’economia interna è necessario riprogettare e ammodernare il sistema viario.
I Borboni e le Regie Trazzere
Nel 1774, il tema viene affrontato per la prima volta e discusso al Parlamento regionale.
Dopo infinite liti e dibattiti, mille peripezie e non poche difficoltà, i Borboni danno l’ordine di realizzare le Regie Trazzere. Si trattava di strade che, seppur ai nostri occhi molto impervie e di certo non adatte alle automobili di oggi, erano attraversabili da un carretto trainato da un mulo.
Per queste trazzere, tra cui ricordiamo la regia strada Palermo – Messina che tra le altre città collegava anche Enna (ai tempi Castrogiovanni) e Catania, il carretto fu progettato con ruote molto alte. Proprio come una jeep moderna, era in grado di attraversare i percorsi più sconnessi.
Il carretto siciliano nasce dunque principalmente come mezzo di lavoro per il trasporto di materiale quale sabbia, frumento, pietre, cibo, bevande, etc. In seguito ebbe anche un uso promiscuo di cose e persone.
Secondo le diverse esigenze e del materiale che doveva caricare, veniva progettato e realizzato dal carradore o birocciaio. Nasce così una nuova categoria di falegname artigiano.
Il Carradore o birocciaio
Presto il carradore diventa un mestiere di prestigio e altamente qualificato. Rientrando nella categoria di falegname, il carradore deve essere in grado di esprimere una professionalità non solo manuale, ma anche creativa e artistica. Doveva infatti essere al contempo pittore, fabbro e decoratore. In realtà nella gran parte dei casi entravano in gioco diverse maestranze.
I suoi lavori spesso finivano per diventare qualcosa che andava ben oltre la realizzazione di un semplice mezzo di trasporto tanto da poter considerarsi vere e proprie opere d’arte. Di queste ne era molto orgoglioso ma anche geloso per cui le tecniche costruttive e decorative restavano nell’ambito familiare e trasmesse rigorosamente da padre in figlio.
Gran parte dei carradori, a lavoro compiuto, erano soliti marchiare le loro opere con dei segni distintivi o anche semplicemente con data e firma.
Nella realizzazione di un carretto siciliano, la scelta del legno la fa da padrona. Il legno infatti, secondo la tipologia di carro, deve essere adeguato a ciascuna parte che lo compone. Perlopiù si utilizzava il noce, il faggio e l’abete.
Il carradore o birocciaio opera all’interno di una officina dotata degli strumenti da lavoro più comuni del falegname e del fabbro. È qui che realizza tutte le varie parti che compongono il carro: ƒonnu ri coscia, masciddari, puteddu, chiave d’arreri. Infine la ruota, costituita da 12 ammozzi ossia raggi. Per brevità non li descriviamo.
Costruire un carro richiedeva molto tempo, attenzione e una cura per il dettaglio maniacale. Spesso, quando il carradore si occupava unicamente della struttura, intervenivano più artigiani (tornitore, fabbro, intagliatore) fino al momento della pittura.
Per renderci conto della complessità, si pensi che la realizzazione di un carro (struttura, pittura, decorazione) richiedeva circa tre mesi di lavoro e l’impiego di duecento attrezzi. Inoltre, prima di andare su strada veniva sottoposto a due importanti prove qualitative:
- la resa in tono (misura il rumore provocato dall’attrito delle ruote durante la rotazione);
- la resa in frasca (si sottopone il legno a diverse sollecitazioni di carico per misurarne la resistenza).
Le decorazioni, cosa rappresentano
La mescolanza tra culture diverse, non fa certo dei siculi un popolo sobrio, basti pensare tra le altre cose, alla cassata siciliana, prodotto molto sofisticato, tripudio di colori e decorazioni. Anche il carretto mantiene questa impronta.
Il motivo di tanto decoro non è chiaro. Si può probabilmente ricondurre alla volontà di personalizzare quanto più possibile il proprio carretto o, come sostiene qualcuno, di scopiazzare la carrozza del settecento, anch’essa decorata, seppur in modo più sobrio.
Del resto l’usanza di personalizzare la propria auto appendendo ad esempio allo specchietto oggetti vari come santi e santini, dadi, orsacchiotti colorati, è viva ancora oggi. C’è chi, con le aerografie, si spinge oltre. Si tratta di veri e propri disegni tra i più svariati, apposti nelle varie parti dell’auto (portiere, cofano, etc.).
Spesso le decorazioni del carretto sono così complesse e piene di significato che lo stesso Maupassant, durante un viaggio in Sicilia riferì di aver visto gli autoctoni del posto spostarsi per mezzo di “rebus in movimento”. Come dargli torto, ogni tratto di pittura ha un suo significato e tutti insieme sviluppano una storia.
Tra le raffigurazioni più usate, pale di fichi d’india, trinacrie, gesta eroiche di cavalieri, battaglie all’ultimo sangue, scene di caccia, immagini sacre, scene religiose e raffiguranti la vita di santi, varie forme geometriche. La presenza di santi e santini in un certo senso scongiurava gli incidenti durante il percorso. Chiaramente la scelta delle raffigurazioni era anche influenzata dagli avvenimenti più importanti dell’epoca.
I colori utilizzati sono sgargianti e predominano il giallo, il rosso, il blu che ben rappresentano il calore di questo popolo. Ogni centimetro, ogni componente, ogni particolare viene dipinto e decorato con cura e nulla è tralasciato.
Elemento importante non solo per la struttura ma anche per l’aspetto decorativo e rappresentativo è la chiave d’arreri. E’ il pannello rettangolare posteriore che mantiene le due aste. Ogni buon museo storico – etnografico ne ha almeno una esposta.
I diversi tipi di carretti
E come da tradizione, ogni città ha il suo carretto, ciascuno con la sua peculiarità.
- palermitano è caratterizzato dalla presenza di numerosi disegni geometrici. Le raffigurazioni perlopiù riguardano temi religiosi e gesta cavalleresche. Per tutte le produzioni della Sicilia occidentale predominano i colori accesi e vivaci. Rosso, giallo e blu esaltano le scene cruenti.
- catanese, anche se più piccolo, è più raffinato e rifinito. Le paratie sono rettangolari. Soprattutto in un certo periodo venivano raffigurate farfalle, frutti, etc. Per queste si utilizzavano verde, rosso e bordeaux, colori che ben si esprimono con questi soggetti. Ciò accade soprattutto per le produzioni della Sicilia orientale.
- trapanese ha le ruote più grandi dei precedenti
- di Castelvetrano (TP) è un ibrido tra quello palermitano e il trapanese.
Il carretto oggi, sagre, feste, esposizioni
Come accade per molte professionalità del passato, quello del carradore è un mestiere che si va perdendo e dimenticando, tuttavia qualcuno resiste ancora oggi. Tra questi ricordiamo il maestro di Comiso Raffaele la Scala, classe ’24. Apre la sua prima bottega ad appena 17 anni.
Per fortuna feste, sagre e musei mantengono vivo il ricordo di una importante fetta di storia siciliana ricca di professionalità, competenza e tradizione. Tra queste:
- Il 10 maggio, la sagra del carretto siciliano, in occasione della festa di Sant’Alfio a Trecastagni in provincia di Catania. Sfilano e vengono esposti carretti siciliani di tutti i tipi e di tutti i colori in onore ai vecchi maestri carradori.
- Il 3 maggio, per la festa del Santissimo Crocifisso a Canicattì, la Rietina, sfilata di carretti.
Altre sfilate vengono organizzate annualmente a Vizzini, Barrafranca (EN) e ancora Trecastagni.
Ricordiamo inoltre le seguenti esposizioni:
- museo Interdisciplinare regionale di storia naturale con mostra permanente del carretto siciliano, Palazzo d’Aumale di Terrasini (PA). All’interno sono presenti diverse collezioni tra cui citiamo la collezione Teresi di Palermo, Modica di Monreale, Badalamenti di Partinico
- museo “Gulotti” di Bronte (CT)
- museo di Aci Sant’Antonio (CT)
A voi la scelta.